La guerra a pezzi diventa mondiale, uniforme, compatta

Il 27 luglio abbiamo aderito all’appello di Paola Caridi, Tomaso Montanari e altri a fare chiasso per Gaza con qualsiasi mezzo. La partecipazione è stata timida, almeno nel nostro comprensorio, sebbene quello che succede in Palestina gridi da solo al mondo intero e al cielo, giacché la disumanità ha oltrepassato tutti i limiti. E abbiamo apprezzato gli appelli di un prete coraggioso: “Caro papa Leone, di’ soltanto una parola” e “Caro papa Leone, insisto”.
La povera Gaza però è solo la punta dell’iceberg gigantesco che presto o tardi travolgerà il mondo. Fino all’altro ieri la guerra mondiale era a pezzi, come un cielo parzialmente corrucciato con nuvoloni scuri, ma ancora sostanzialmente sereno, ora i bene informati prevedono che ci sarà presto guerra mondiale uniforme, come un cielo tutto nero, senza esclusione di colpi, devastante.
Uno dei fronti, forse il più distruttivo, potrebbe estendersi tra Baltico e Medio Oriente, passando per il Mediterraneo. Tutti gli attori si armano fino ai denti in vista del confronto che ormai appare inevitabile, dato che il nuovo ordine mondiale, che da tempo va delineandosi, richiede un bagno di sangue per essere accettato da parte di coloro che da decenni traggono potere e ricchezze dal vecchio ordine.
A ben vedere, Gaza e la Palestina in Medio Oriente e l’Ucraina in Europa sono parti di un’unica faglia geopolitica prodotta ad arte dalle potenze che hanno condotto il mondo sulla soglia di un baratro mostruoso. Certo, quello che succede a Gaza è orrendo, come orrendo è il silenzio dei potentati schierati a sostegno dell’ideologia dominante, lo diciamo chiaro e forte, tuttavia dobbiamo comprendere che in gioco c’è di più, di più, di più.
Guardando il panorama, osserviamo che le voci di condanna o di protesta o di presa di posizione non mancano, ma la maggior parte riguardano Gaza, la povera Gaza. Ciò perché lì siamo giunti alla follia pura, all’olocausto, ma per quanto tempo abbiamo tollerato che Israele fosse la struttura coloniale artificiale dell’Occidente, costruita per tutelare indirettamente i suoi interessi, una sorta di piattaforma in mezzo all’oceano di petrolio che è il Medio Oriente?
E di fronte al rischio di una catastrofe nucleare planetaria invece che si fa? Si aspetta che il povero pianeta Terra diventi un tizzone nero senza vita? Vi pare normale che: a) Gran Bretagna e Francia fanno accordi di coordinamento nucleare e minacciano i potenziali nemici; b) Gran Bretagna e Germania stringono accordi di mutuo “soccorso” in vista di scontri non meglio specificati; c) il bilancio della difesa dal 2 passa al 5% in Europa per volontà di Trump; d) l’America fa affari vendendo armi agli europei, a spese dei contribuenti, che verranno regalate all’Ucraina; e) gli americani applicano dazi del 15% e obbligano l’Europa a comprare energia e armi alle loro condizioni capestro, oltre che a fare investimenti negli Usa; vi pare normale, dicevamo, che succede tutto questo e noi stiamo fermi? Non dovremmo andare in massa a Montecitorio o al Quirinale o a Bruxelles? Succede tutto questo e un popolo che ripudia la guerra non fa niente? che cosa aspettiamo per muoverci e far sentire la nostra voce ai cosiddetti leader? Aspettiamo che le bombe atomiche piovano?
Ho chiesto a persone impegnate: “Che cosa possiamo fare per frenare la corsa verso il baratro e, contemporaneamente, aumentare la consapevolezza di amici e conoscenti del grande rischio che corriamo?”
Le risposte, varie e a volte articolate, non appaiono sufficienti, all’altezza del rischio immane che l’umanità corre nella presente congiuntura. Crediamo che tre fattori contribuiscano a spiegare la mancanza di consapevolezza e la superficialità dei cittadini: il sistema dell’informazione drogato, schierato a difesa dell’ordine dominante; la macchina della disinformazione sofisticatissima messa in piedi da tutti gli attori geopolitici che contano; la distrazione con cui viviamo le giornate, badando ai nostri affarucci, alla fine delle quali, esausti, non possiamo certo andare a cercare approfondimenti sui canali indipendenti, che pure esistono.
Insomma, il cielo si riempie di nubi nere, estese, uniformi e minacciose: la guerra, che papa Francesco definiva “mondiale a pezzi”, ormai appare uniforme, devastante, apocalittica e inevitabile.
Ma siamo proprio sicuri che non ci sia niente che possiamo fare? Siamo sicuri che le armi soft della democrazia siano esaurite o tutte spuntate?

Tommaso Cariati

5 Replies to “La guerra a pezzi diventa mondiale, uniforme, compatta”

  1. Sono d’accordo con l’ analisi della situazione,in tutto.Quanto allo stato dormiente delle coscienze quasi anestetizzante davanti all’ orrore delle cronache e inerti nel cercare la verità, credo che il nuovo ordine mondiale abbia fatto bene le prove durante la pandemia da covid

  2. Condivido nella consapevolezza che prima o poi in molti si renderanno conto della veridicità di questo articolo.

  3. Tommaso, la situazione è molto più complessa della tua ottima analisi. Mentre il mondo brucia quello va a giocare a golf in Scozia: é normale? Forse per capire di più dobbiamo fare ricorso a qualche specializzazione della medicina e non solo alla geopolitica, all’economia e alla storia! In quanto all’andare a Montecitorio, Bruxelles e Quirinale certamente è importantissimo protestare e manifestare il proprio dissenso contro la guerra e contro le politiche di morte, ma io penso che sia altrettanto importante non disertare le urne quando siamo chiamati a scegliere il governo del Paese e delle nostre città.
    Intanto registriamo positivamente , su questo tema, la continuità tra papa Leone e papa Francesco. E non è poco!

  4. Mi trovo pienamente d’accordo sulla nostra ingiustificata inerzia difronte agli atroci avvenimenti in atto, mi preoccupa soprattutto la coscienza politica dormiente delle nuove generazioni, sedata da interessi di tutt’altra natura. In quanto al nuovo conflitto mondiale credo imvece che non si possa innescare, per il semplice motivo che la politica mondiale oggi piu che mai è in mano ai tycoon i quali non fidandosi piu degli intermediari, come avveniva in passato, sono scesi direttamente in campo con un solo ed unico scopo, salvaguardare e moltiplicare i loro interessi economici. Dunque un conflitto mondiale è l’ultima cosa alla quale mirano, non avrebbe senso e soprattutto sarebbe in controtendenza rispetto ai loro biechi obiettivi.

  5. Cari amici,
    grazie per l’attenzione e per i commenti.
    Direi, però, non facciamoci illusioni sulla base delle crisi del passato: il mondo è cambiato profondamente.
    Dalla fine della guerra fredda, i “vincitori” si sentono i padroni del mondo; sono emerse nuove potenze economiche e militari; l’Occidente col suo comportamento ha praticamente favorito il rafforzamento dei Brics e il consolidamento di collaborazioni militari in funzione anti Nato; gli organismi internazionali come l’Onu sono in crisi (che ci fanno nel consiglio di sicurezza Gran Bretagna e Francia?); il papa non è Giovanni XXIII, come al tempo della crisi di Cuba.

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