La posta sul tavolo della pace

Abbiamo seguito con attenzione gli avvenimenti di Anchorage, in Alaska, relativi all’incontro tra Putin e Trump, e considerato accuratamente le dichiarazioni dei protagonisti.
Poi abbiamo ascoltato con interesse i commenti di osservatori internazionali indipendenti come Joffrey Sachs, Pascal Lottaz, Alfredo Jalife, Juan Antonio Aguilar, Glenn Diesen, John Helmer, Pepe Escobar per farci un’idea del senso di quello che accade sotto i nostri occhi.
Ebbene, le seguenti domande sembrano utili più di qualsiasi affermazione: qual è la posta in gioco sul tavolo della pace? Dov’è e quanto traballa questo tavolo? Chi ha veramente voce in capitolo e chi, invece, è lì come comparsa? Quale obiettivo persegue ciascun partecipante? Quanto ognuno recita, bluffa, bara?
Fondamentalmente Trump ha voluto l’incontro dell’Alaska per allentare la pressione interna derivante dall’affare Epstein e dal sostegno senza condizioni a Israele; il Cremlino ha accettato la proposta per mostrare al mondo che i russi non sono isolati e sono seri.
Chi ha vinto ad Anchorage? Nonostante Trump abbia tentato in vari modi di intimidire gli ospiti, pare che il primo round sia stato vinto dai russi, più preparati, più assertivi, più decisi.
Di che cosa si è parlato? Di tunnel di Bering, di terre rare, di capitali russi congelati, di sanzioni, di gas e petrolio, di armi nucleari, di Ucraina? Forse di tutto questo e anche di altro, ma nulla è stato deciso.
Qualche tempo dopo c’è stato l’incontro Trump-Zelensky, esteso alle comparse europee, che ha mostrato quanto sono inconsistenti o subdoli i cosiddetti leader del vecchio continente e quanto gli Usa desiderino tirarsi fuori dal pantano ucraino, scegliendo in extremis il ruolo di mediatore, nonostante ci siano dentro fino al collo. Sembrano dirsi: “Abbiamo creduto che si potesse dare alla Russia la spallata finale per balcanizzarla, avendo lavorato decenni picchiando ai fianchi e facendo finta che a lottare fosse la povera Ucraina, ma ci è andata male; è tempo ora di far finta che finisca qui, intanto continueremo con terrorismo, sabotaggi ecc. facendo pagare il conto ai cittadini europei”.
È stato infatti osservato che l’accerchiamento della Russia da parte della Nato, o di britannici e americani, che è lo stesso, difatti continua da sud attraverso Georgia, Armenia, Azerbaigian, proprio mentre Trump si riempie la bocca di “pace” e “denuclearizzazione” – degli altri naturalmente, per esempio della Corea del Nord, mica di Israele. E magari ci scappa anche un premio Nobel come per Obama – ma nel 2014, al tempo del golpe a Kiev, non c’era il presidente nero alla Casa Bianca?
Il salmo recita: “Io voglio la pace, ma quando ne parlo, essi vogliono la guerra”. Qui, a parole, addirittura anch’essi parlano di pace, ma quale pace? vogliono la guerra: gli uni infatti parlano di “pace duratura”, mentre gli altri blaterano di “pace giusta” o di “pace senza condizioni”, innalzando d’un sol colpo al 5% del Pil la spesa in armamenti.
Dov’è dunque il tavolo, in Turchia? È in piedi o è saltato per aria? C’è o non c’è mai stato e quello che vediamo è solo teatro e gioco fatto di schermaglie?
Certo è difficile immaginare un trattato di pace sull’Ucraina senza gli ucraini! Ma gli ucraini sono squalificatissimi sia perché hanno scritto nelle loro leggi che è vietato trattare con i russi, sia perché Zelensky è un presidente da tempo scaduto, sia perché il comico-presidente ha consegnato le chiavi di casa alla Nato e agli anglo-americani.
Si tratta di una matassa ingarbugliatissima, di un garbuglio veramente gigante. Carlo Emilio Gadda avrebbe detto che trattasi di un pasticciaccio brutto, di uno gnommero, noi di mmulicu e mmulicatina.
Gli anglo-americani volevano destabilizzare la Russia per fare man bassa delle sue ingenti risorse, ma la Russia non è la Cina della Guerra dell’oppio, né l’impero Ottomano degli inizi del XX secolo; la Russia non è neppure l’Iraq o l’Afghanistan o la Libia o la Jugoslavia.
Ora che sono nel pantano, da una parte non ammettono le loro mire e i loro errori, dall’altra non vogliono rinunciare a fare sogni di gloria. Perciò pongono veti e mettano bastoni fra le ruote, minacciano, parlano di sconfiggere la Russia e restituire l’Ucraina intatta all’attore-statista, che ha svenduto il paese e perso il senso della realtà.
Gli addetti ai lavori sanno bene che le guerre d’imperio sono lunghe perché la posta in gioco è altissima: si tratta di stabilire chi comanda per un secolo o due. E qui le cose sono già molto lunghe, mica dal 2022 o dal 2014, alcuni studiosi dicono dal 1989, cioè dalla riunificazione della Germania, giacché a ben vedere questo è l’evento che ha segnato la conclusione della Seconda guerra mondiale, ma senza trattati. Altri studiosi fanno osservare che i britannici, i quali sono sempre all’opera per distruggere grandi compagini politico-istituzionali per trarne vantaggi, forse già negli anni Trenta del Novecento sognavano di aggredire l’Urss. Ebbene, da quanto tempo dura questa guerra? Si fermeranno, gli angloamericani, i tedeschi e i polacchi? O cercano solo di respirare, visto che sono in apnea? Per questo vogliono una tregua, per riorganizzarsi e continuare, dato che per la cupola la guerra è un gioco e sempre un grande affare? La tecnica è collaudatissima, Israele l’ha appresa perfettamente e la adotta senza vergogna: far credere che si vuole una tregua, o la pace, per far abbassare la guardia all’avversario e colpirlo comodamente quando non se lo aspetta – Cia, Mossad, Gladio ecc. sono sempre all’opera.
Se l’Onu fosse qualcosa, in seno all’Onu si potrebbe trovare la pace, una “pace fredda”, non certo una pace tra amici, ma l’Onu non conta e per giunta è simbolo di un mondo in frantumi, perciò la guerra continua e forse diventa più chiara ed esplicita: conflitto dei vassalli degli Usa contro la Russia o, peggio, conflitto mondiale.
Ci sarebbe da sperare per alcuni decenni in una seconda “guerra fredda” tra Brics da un lato e occidentali dall’altro, fino a quando leader veri, illuminati, non riconoscano il nuovo ordine mondiale che, paradossalmente, proprio la guerra d’Ucraina ha contribuito a far emergere e consolidare; oppure ci sarà la terza guerra mondiale senza esclusione di colpi: così si vedrà chi potrà comandare e chi dovrà abbassare la cresta!
Altro che pace! “Io voglio la pace, ma quando ne parlo, essi vogliono la guerra”.

Tommaso Cariati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *