Parlare e tacere, finte e controfinte

La Chiesa finalmente ha parlato sulla tragedia di Gaza per bocca del cardinale Parolin. Non che fossero mancate le dichiarazioni di preti, vescovi e semplici fedeli. No; ci sono state veglie di preghiera, adunate di preti, riflessioni di suore e frati, richieste pressanti rivolte al papa affinché prendesse posizione o andasse in quella regione martoriata. Esemplare appare in questo senso l’opera del cardinale Pizzaballa.
Ma al vertice, negli ultimi mesi, niente. E si è malignato, sussurrando che al papa qualcuno ha imposto di tacere; o che alla Santa Sede non trovavano le parole opportune. Ci si chiedeva, di fronte al silenzio prolungato: come mai mons. Antonio Lanza trovò le parole, i concetti e il tono per scrivere nel ’48 la Lettera dei vescovi dell’Italia meridionale? Come mai Giovanni Paolo II trovava parole e tono adeguati per parlare a mafiosi e dittatori? Come mai papa Francesco sapeva dire: “L’abbaiare della Nato ai confini della Russia ha fatto scoppiare la guerra d’Ucraina”?
In questi giorni finalmente il Vaticano ha parlato; ha parlato e ha suscitato la reazione di Israele! Perché, che cosa ha detto di scandaloso il segretario di stato? Ha detto che il piano di pace dovrebbe coinvolgere i palestinesi; e che in una disputa violenta si dovrebbe tenere conto dell’equità morale. Il papa indirettamente ha confermato. Finalmente!
Israele però ha risposto che la dichiarazione di Parolin potrebbe allontanare la pace e che a Gaza non si applica il principio di equità morale perché c’è uno stato democratico che difende i propri cittadini da chi vuole assassinarli! Supponiamo ritengano che non c’è neppure sproporzione tra l’offesa subita il 7 ottobre 2023 e la risposta messa in atto da Israele. Ma lo sanno che non c’è pace senza giustizia e neppure giustizia senza perdono, come insegnava Giovanni Paolo II?
Lasciamo perdere: propaganda e astuzie diplomatiche, finte e controfinte. Tentativi di manipolare la storia e ridefinire i concetti di “genocidio” e “antisemitismo”. Chi ha espropriato e polverizzato il territorio? In Palestina sta accadendo quello che in Nord America è stato inflitto ai nativi: lo sterminio in linea di principio, la riserva per pochi sopravvissuti. Ora gli anglosionisti, spinti da vari eventi geopolitici avversi, che suggeriscono loro questa mossa, si affrettano a fingere di volere la pace, minacciando l’apocalisse.
Alle Nazioni Unite nei giorni scorsi il presidente della Colombia Gustavo Petro ha pronunciato un discorso chiaro: c’è un genocidio in corso a Gaza e l’Onu è impotente, ci vuole un esercito di salvezza dell’umanità.
Incontrarsi, manifestare e pregare è importantissimo, ma non basta. Certe fiaccolate e molte riflessioni di uomini e donne di fede o sinceramente democratici appaiono patetiche. Finché coloro che vogliono imporre la legge del più forte, furbo, bello, di coloro che si ritengono superiori, sentono certi discorsi fiacchi, e assistono a manifestazioni impotenti, proseguono indisturbati, sghignazzando.
Di fronte ai mali enormi che minacciano l’essenza dell’umano, se i cristiani non fanno niente, anzi se certi settori spalleggiano i criminali con qualche fantasia della fine dei tempi e della miracolosa conversione dei giudei, non dobbiamo meravigliarci che la gente abbracci una nuova eresia.
Petro propone un’era messianica senza messia, ma qualcosa bisogna pur fare di fronte a una tragedia immane, e chi tace non si meravigli delle chiese vuote nell’era post umana, o se, peggio, dopo la catastrofe non ci saranno più occhi per piangere.
Ebbene, finalmente la Chiesa ha parlato, lo ha fatto però quando tutto ormai sembra consumato, diremmo in zona Cesarini, ma senza sorprese. A Gaza tutto è distrutto e secondo il diktat di Trump e Netanyahu vi saranno affari per speculatori edilizi, avvoltoi e sciacalli, e opportunità per chi potrà comprare i costosi immobili, certo non per i palestinesi superstiti, come ha spiegato Alessandro Orsini.
Il Vaticano ha parlato per salvare la faccia di fronte alla storia? Non doveva parlare prima, molto prima? Comunque, che fa la diplomazia israeliana? Si lamenta, perché la violenza che hanno perpetrato a Gaza ancora è al 90, 95%: il “lavoro” deve essere terminato: manca qualche tessera per la “soluzione finale” – ma il mosaico si può completare con i mezzi del commercio, delle banche, delle multinazionali, dei servizi segreti, dei mass media, della mistificazione culturale, della menzogna.
Parlare e tacere: propaganda, finte e controfinte.

Tommaso Cariati

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